l Sentiero degli Alpini.

Primavera/autunno sono le stagioni per fare questa escursione.

Sono diverse le escursioni organizzate in questo periodo, da associazioni del settore a cui rivolgersi per informazioni o prenotazioni.

Da fare almeno una volta nella vita!

Per essere immersi nelle “Dolomiti di Liguria” ma anche e sopratutto per la testimonianza, scavata nella pietra di un periodo storico, quello del primo dopoguerra, quando il nostro nemico storico la Francia, era ritornato in auge, grazie alla destra fascista, che governava l’Italia.

Serviva avere un nemico alle porte, per giustificare lo sperpero di risorse economiche ed umane per costruire completare o ampliare delle opere dispendiose, come lo sono state tutte le strade, le fortezze e anche questo sentiero, tutto scavato a mano nella roccia.

Opere militari costruite per difendere un confine, bocche da fuoco che mai spararono un colpo e quando lo fecero come nel caso dello Chaberthon, furono messe fuori uso e con molte vittime, da dei semplici mortai in poco tempo.

Chi oggi si avventura in questo sentiero deve avere la consapevolezza del sacrificio del sudore e del sangue dei caduti sul lavoro, per realizzare queste opere al limite del disumano.

Ed è questo l’unico motivo per cui queste opere, costruite per vanagloria, vanno oggi salvaguardate, protette e ripristinate, perché chiunque possa fruirne a ricordo delle nostre passate generazioni, bestie da lavoro e carne da cannone.

Prima di partire, informarsi dello stato del sentiero e delle praticabilita’ delle strade di accesso.

Sono due le direttrici per arrivare a Colle Langan una da Arma di Taggia e poi bivio a Molini di Triora.

Oppure da Ventimiglia bivio per Pigna e Castel Vittorio.

Da Colle Langan, si prosegue per Colla Melosa e presso il rifugio Allavena si lascia l’auto.

Con l’incombente sagoma del rifugio Grai sulla nostra verticale, al bivio della strada carrabile, si svolta a sinistra in direzione del sentiero degli alpini.

Il sentiero è quasi tutto scavato nella roccia le pietre di risulta, sono state utilizzate, per creare dei terrapieni verso valle, bella la fontana Italo, una vasca per abbeveraggio di soldati e muli, numerose buche a sezione quadrata sono presenti ad intervalli regolari lungo il percorso mi è ignoto il loro utilizzo.

Il sentiero da me percorso molti anni fa, annovera anche ponticelli gallerie colonne di sostegno fino ad arrivare all’apoteosi finale del passo dell’Incisa!

Solitamente anche se si parte presto, si preventiva il tempo di percorrenza ecc.ecc, si arriva sempre al cospetto dei micidiali tornanti del passo dell’Incisa, nell’ora più calda della giornata a mezzogiorno con il sole a picco sopra la testa e a corto di energie!

Sono una dozzina i tornanti e quando, persa la conta, si pensa che siano terminati, ecco che salendo, se ne svelano degli altri!

Terminata la salita si arriva al passo della Fonte Dragurina, ma non fatevi illusioni è sempre secca!

Indimenticabili i panorami!

Volendo si può proseguire per il giro del Torraggio, ma impossibile effettuare il giro ad anello a causa di franamenti

Svoltando a destra dopo un tratto roccioso ci si immerge in un bosco dove a farla da padrone sono i rododendri.

A questo punto si arriva al rifugio Grai e magari se si è giovani e forti proseguire in una sola giornata per il forte del Balcone di Marta.

Ma quella è un altra storia

Buona giornata

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