Lo scoglio d’Invrea e la foce dell’Arenon (Portigliolo), erano ostacoli troppo ostici da superare anche per gli ingegnieri romani.
E così da Genua per arrivare al Castrum del Parasio si inerpicarono Sciu dai Bricchi costruendo una strada il cui tracciato è ben descritto da Pietro Rocca nei suoi studi sulla tavola Peutigeriana.
Nel 1870 fece diverse escursioni nel nostro entroterra cercando le tracce di questa viabilità
Il tracciato “costiero” di guesta viabilità da Genua arrivava a Sciarborasca, raggiungeva la nostra città, inerpicandosi dalla Mugiarina trasversalmente fino al Bric Meazze poi verso Costata
Con un percorso a tornanti si inerpicava lungo le pendici dell’Arenon arrivava alla Costea, in vista del mare di Ad Navalia
Da qui si scende ancora oggi verso la nostra città per la via Bianca.
Dalla Costata una diramazione scendeva, verso il rio omonimo qui al limitare di un un prato, si erge ancora oggi, un bellissimo edificio in pietra è una fornace da calce, con in basso i classici cunicoli, dove, la calce al termine del suo percolato, era estratta.
Bella imponente sgraziata nelle sue forme perché una costruzione per uso industriale non doveva soddisfare alcun senso estetico.
Doveva essere funzionale allo scopo per cui fu edificata, robusta e razionale.
La presenza di numerosissimi cocci e manufatti di argilla cotta, fa pensare ad un riciclo postumo come fornace per mattoni.
Un provvidenziale tetto in tegole, ha preservato questo edificio dalle ingiurie del tempo, ma non dal disinteresse della nostra comunità !
Testimonianze tramandate, da chi abitava in questa zona, fa ritenere che questo l’opificio, fosse in funzione, ancora nel XVII secolo, il periodo di edificazione delle case in questa vallata.
È probabile che fosse una proprietà dei Centurione Invrea.
Ma forse, furono proprio i romani, i primi ad arrostire pietre in questa fornace, per poi trasportare la calce a Ad Navalia
Resti di altri manufatti in pietra in questa zona, indicano la possibile presenza di altre lavorazioni, fatte in loco.
E’ molto probabile che da questa fornace, fu estratta anche la calce, servita per costruire l’Eremo del Deserto e le poderose mura che circondano la proprietà della chiesa.
Tracce dell’antica strada romana, lastricata dalla canonica larghezza di 2,40 metri, si trovano in un prato in direzione del rio Arenon.
Ma la vegetazione, particolarmente rigogliosa e un movimento terra, le ha quasi cancellate.
E’ arduo avanzare, facendosi largo tra arbusti e rovi e come spesso succede, devo seguire un sentiero marcato dagli animali selvatici.
Oltrepassato il corso d’acqua, incontro altre tracce di lastricatura della strada, poi delle poderose mura, costituite da grosse pietre e poco oltre, in uno spiazzo, un “mucchio di pietre”
Queste pietre molto probabilmente facevano parte del sedime della strada a servizio della Fornace che si inerpicava verso a la Costea e che poi raggiungeva la nostra città.
Esplorando questa zona sono molti gli alberi abbattuti, sopra dei terrazzamenti, molti sono sradicati penso dal vento.
Un tronco è carbonizzato e si erge al centro di una fascia, altri ceppi sono con molte ferle in bella vista.
È arduo proseguire, sono i rovi ad ostacolare il mio avanzare provo a seguire un’altra bozza di sentiero che si addentra verso una fitta boscaglia.


