Furono due le intuizioni legate all’Albergo Pineta.
La prima, era quella di un grande albergo, immerso nell’aria salubre di una pineta, con la possibilità di far lunghe passeggiate, a piedi o a cavallo, una grande terrazza, dove si poteva far cena e godere del sole al tramonto, con tutte le sue sfumature di colori.Una sala interna, dove una piccola orchestra poteva suonar melodiosi sottofondi, per allietare i clienti e rendere le serate gradevoli e conviviali.
La seconda idea, allettante, per attirarare una certa clientela, era quella di un edificio poco distante sopra un terrazzamento immerso nel bosco, dove chi voleva, poteva appartarsi in dolce compagnia.
Una casa d’appuntamento in mezzo al bosco.
Albergo e casa, dovevano essere lontano dalla mondanità della riviera.
Distanti dagli sguardi indiscreti e dai flash dei paparazzi, i clienti potevano essere persone importanti, famose, facoltose e non si doveva far sapere in giro che erano stati lì.
I clienti abituali potevano essere giovani rampolli, per una serata goliardica, un addio al celibato, che finiva a donne.
Uomini d’affari, che concludevano gli ultimi dettagli di una compravendita, durante una cena, con buon vino, buon cibo e la possibilità di avere una dolce compagnia.
E poi anche altre cose, potevano essere combinate in quella dependance, il denaro non pone limiti
Liberi di far schiamazzi notturni, di ubriacarsi ed altro, senza disturbar la quiete cittadina.
L’Albergo Pineta e la casetta, oggi sono entrambi due ruderi, fagocitati da edera e rovi e sono ancora visibili, poco dopo aver imboccato la strada che porta al Bricco delle Forche.
La casa d’appuntamento aveva le pareti decorate da figure femminili con colori pastello.
Molti di quegli affreschi, sono stati cancellati o vandalizzati, incuria e infiltrazioni, hanno completato l’opera di disfacimento di questa struttura
Fu chiusa definitivamente con la Legge Merlin, nel 1958
E poi trasformata in stalla dove erano alloggiati dei cavalli.
Pubblico e ringrazio Bruna Rebagliati per il commento a questo articolo
Mi permetto di ricordare che in origine quella costruzione doveva essere una clinica. L’aveva commissionata un certo Sig. Bolla chiamato “u megun” credo per la sua stazza ma soprattutto per sue doti di guaritore. Poi la cosa non andò in porto (non so per quali motivi) e come clinica non funziono’ mai. Rimase chiusa per diversi anni. Successivamente fu trasformata in albergo.
Anche la casa a fianco chiamata la ” casa rossa” per via del suo colore era sorta come alloggio per il guardiano della clinica.

