Nel 1860 Pio IX era convinto che i Savoia avrebbero raggiunto l’obiettivo finale, di scardinare il potere temporale dei Papi, e di impossessarsi di tutte le proprietà che la carità cristiana dei fedeli, nell’arco dei secoli, aveva regalato alla chiesa di Roma.
Nella nostra città c’era un edificio di culto, in costruzione, da ultimare, quindi sconsacrato, a serio rischio di essere confiscato.
Poteva diventare una stalla dove ricoverare la reale cavalleria!
Chissà la frenesia per velocizzare l’avanzamento dei lavori in quel cantiere, della costruenda chiesa della S.S. Annunziata del Pero, quando nel 1861 il 17 marzo, Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia!
La costruzione era quasi ultimata, aveva ancora le impalcature, specie all’interno, dove si dovevano ultimare gli intonaci e gli affreschi.
Gli abitanti del Pero, prestavano la loro gratuita mano d’opera per camallo’, impasto’ e impilo’ de prie.
Non esistono scritti che lo attestino, ma è molto probabile che anche per l’edificazione di questo edificio di culto, il lavoro fosse organizzato in turni.
Erano i vari rioni della frazione, che chiamati secondo un programma prestabilito, dovevano con le proprie forze procurar e mettere in opera, pietre legno calce ecc.
Inevitabili gli screzi fra i vari rioni, in una sorta di voluta competizione.
Dividi et impera.
La S.S.Annunziata era una bella chiesa con architettura lineare senza i fronzoli barocchi.
Un po’ austera con la sua sagoma bianca, destinata nei secoli a dominare l’alta Valle Teiro.
Stonava quel campanile troppo corto per le dimensioni di quella chiesa.
Ma il tempo non sarebbe bastato.
Quella chiesa doveva essere consacrata il più presto possibile!
Potevano arrivare i Sardi da Savona, come era già successo nel 1836, per sedare la “rivolta dei morti” e prendere possesso della costruenda chiesa, in nome del re.
Fu in questo contesto che avvenne la burla “Du Campanin Curtu”
In una cosa i reali di casa Savoia, avevano ragione, tutti gli edifici di culto e le altre proprietà immobiliari sono stati edificati grazie al lavoro, alle offerte e ai lasciti dei fedeli.
Quindi era lecita la confisca dei beni immobiliari ivi compresi quelli di culto, iniziata dal Bonaparte, che appartenevano di diritto al popolo italiano
Oggi un immenso patrimonio immobiliare è a godimento della chiesa di Roma.
Si poteva salvare a Vegia Giescia du Pei?
L’edificio fu dichiarato a rischio di crollo, perché costruito su una paleofrana.
Dopo un secolo dall’edificazione, nel 1959, la chiesa della S.S. Annunziata del Pero fu interdetta alla fruizione pubblica.
In questa decisione, anche il ricordo ancora vivo dei 220 morti di S.Nicolò a Bajardo, quando il 23 febbraio del 1887 a seguito del terremoto, crollò il tetto della chiesa
Con la demolizione della S.S. Annunziata il Pero e la nostra città perderanno per sempre, un’altra testimonianza del loro passato.
Tutti d’accordo!
Tanto paga la Curia.
Neanche l’abbattimento di un luogo di culto scuote il torpore della nostra comunità da tempo avvezza al fatalismo dell’ineluttabilità delle cose.
Per devozione, i nostri vecchi con la loro fatica e ingegnosità edificarono questa chiesa.
Dopo 65 anni di incuria e abbandono, qualsiasi manufatto presto o tardi finisce in rovina.
Forse si doveva chiedere alla chiesa di Roma di onorare quel lascito costruito con il lavoro e con le offerte dei suoi fedeli.
Oggi resta solo la fredda cronaca quotidiana dell’attività di demolizione e di messa in sicurezza.
E niente più.
Gli articoli sono di libera fruizione e possono essere utilizzati in copia, previa comunicazione e citando la fonte, in alcun modo ne deve essere modificato il testo.





