Dedicato ad un’amica

di Francesco Baggetti

L’urto era stato violento, quell’auto non si era fermata allo stop.

Lo aveva preso in pieno sbalzandolo dalla moto.

Aveva perso conoscenza,

immerso in mondo di buio e di silenzio

Ascoltava il suo cuore e il suo battito accelerato

Ma quella voce…..

Lei?

Non era possibile?

Sentiva o forse stava sognando, che una strana forza incitata da quella voce, lo stava trattenendolo a terra come a mantenere in vita, dare forza ad un corpo esamine.

E quella voce…. quel nome ripetuto diverse volte, che gli diceva

-Ti ricordi di me ?-

Poi più nulla, ora una luce accecante, penetrava le sue palpebre

Riprese i sensi sull’ambulanza, era ritornato lucido e razionale, chiese notizie dell’accaduto, aveva delle ferite? E quello con l’auto, era forse scappato?

La sirena si faceva largo nel traffico del rientro serale per arrivare al Pronto Soccorso.

La prognosi fu riservata per qualche giorno, poi fu dichiarato fuori pericolo.

Con la frase di rito:

– A l’è andeta ben! –

Di quell’incidente ricordava solo quell’auto che gli rovinava addosso e la voce di una donna, il suo nome e quella strana sensazione, come di

una forza che lo aveva ancorato a terra.

Chiese, a chi lo aveva soccorso se era stato rianimato, sul posto, gli risposero di no, quelli della Croce Rossa lo avevano trovato riverso sull’asfalto, confuso ma cosciente.

Quella voce, gli si era insinuata in testa e voleva delle risposte.

Qualche giorno dopo parlando con alcune persone, che erano accorse in suo soccorso, raccontò della voce che aveva sentito, c’era forse una donna, una ragazza vicino a lui, quando era riverso a terra?

Ma nessuno ricordava di aver visto una persona che gli stava prestando soccorso, anche perché l’ambulanza arrivò in pochissimo tempo.

Fu dimesso ingessato con il busto e una lunga prognosi

Ebbe modo di pensare di documentarsi sulle cose che accadono nei fine vita.

Moltissime le storie che sono nel web, le più disparate, molte incredibili, oniriche ecc. la maggior parte legate all’intercessione divina di qualche Madonna o Santo in paradiso.

Una di quelle storie, lo fece trasalire con un brivido.

A scrivere era un muratore, scampato dopo una caduta da un’impalcatura, che udì la voce del padre defunto, mentre lui era riverso a terra, che gli diceva di tenersi forte, perché stava arrivando la Nera Signora.

Fu questa lettura che gli fece ricordare bene, un particolare realmente accaduto.

Mentre lui era supino le sue mani, comandate da quella voce si erano messe a scavare e le sue dita erano finite dentro una fessura.

Ricordava bene quell’appiglio! Ecco perché le sue unghie erano nere di catrame.

Impossibilitato a muoversi visionò delle foto del luogo dove avvenne l’incidente e vide quella lunga crepa sull’asfalto.

Dove lui quella sera si era aggrappato come ad un’ultima speranza di vita

Il nome che aveva sentito pronunciare quella sera, era quello di una sua cara amica, scomparsa molti anni prima.

Una ragazza solare, che un male implacabile l’aveva strappata alla vita.

Erano passati almeno una ventina d’anni dalla sua morte.

Ma anche se il tempo passa, non si dimenticano mai i volti, la voce e altre cose, delle persone a noi care e lei lo era.

Un’amica, niente di più, le loro vite si erano intrecciate nelle lunghe serate estive.

Quelle passate con gli amici, i cosiddetti Giovani del Muretto. Il ritrovo all’ora prestabilita, era presso le panchine in pietra, presenti ai lati dello stradone, in una piccola borgata di case.

Ore felici spensierate come lo sono quando si è giovani.

Lui aveva un fiore bianco, in mano, ma non ricordava più bene, dove era la sua lapide.

La trovò, sotto al suo nome era scritto

– Ricordatemi-

Si mi ricordo di te amica mia.

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