Il Sole del Tramonto

di Francesco Baggetti

Era sceso alla Stazione Principe, poi nel Centro Storico, aveva preso quel caruggio, che da Macelli di Soziglia risale verso via Garibaldi.

In quella zona di Genova dove convive il sacro e il profano.

….vecchio professore cosa vai a cercar in quel portone….

Il sole del tramonto allungava le ombre, lei era all’angolo di quel caruggio.

….dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi….

Lo salutò con un bel sorriso.

Quante volte quella donna, lo aveva preso per mano e portato in paradiso.

Non era la più bella, né la più giovane.

Un giorno gli aveva chiesto perché aveva scelto proprio lei, in mezzo a tutte quelle ragazze giovani e procaci.

…A vederla salir le scale….

Le belle gambe sottili, fasciate nelle calze a rete, ad ogni scalino scoprivano la pelle ambrata delle sue cosce

– Ti piacciono le mie gambe? Acarezzale sono tue.-

La scala stretta e irta, portava ad un pianerottolo, aprì la porta e da li entrò un raggio di sole.

Si sentiva a casa

– Me sa che te piace piu mia casa, che mio culo!-

Disse lei con accento sudamericano, e subito iniziò a danzare e a intonare una canzone.

La stanza in penombra, era attraversata dalla luce che filtrava delle persiane.

Sopra il grande letto, pupazzi e cuscini, ornavano quell’alcova.

Aveva un bel corpo, giovanile, armonioso, ma la vera età era scolpita sul suo volto e di vecchi pensionati come lui, chissà quanti ne aveva conosciuto e consolati.

…..Quando incasserai, dilapiderai mezza pensione……

Erano i migliori clienti, gentili e senza pretese o fantasie strane, avevano quel sottile piacere di fare una cosa proibita, per ritornare giovani.

Gli chiese il solito regalino, oltre la tariffa concordata

…Diecimila lire per sentirti dire “micio bello” e “bamboccione”….

Acconsenti e mise sul como’ una banconota da 50.000 lire.

…la chiamavano bocca di rosa…

Slaccio’ la cintura

Mise un cuscino a terra.

I lunghi capelli iniziarono ad ondeggiare, la sua bella schiena era lì, arcuata, nuda.

Una vertigine di piacere lo avvolse.

L’eccitazione del momento, gli diede il coraggio di quelle parole

mai dette.

Non aveva mai amato un’altra donna.

Le chiese di smettere con quel mestiere, lui aveva una buona pensione, un’appartamento di proprietà a Pegli e poteva andare a vivere con lui.

D’altronde lei doveva pensare per il suo futuro, mica poteva fare la vita fino a 70 anni.

Ma le parole si perdettero nei gemiti e non riuscì a dargli fiato.

Lei aveva capito tutto, ma non volle ferire i sentimenti di quell’uomo.

Finse di non comprendere e

allegra spensierata si congedò da lui

-Amore mio! Cosa dici? Se finisco di fare lavoro? Certo che finisco bene sempre, poi così tu ritorni e magari lo dici ai tuoi di amici! Ciao amore mio torna presto!-

Cantando e ballando, lo accompagnò alla porta.

La stanza in penombra, era trafitta dalla luce delle persiane, lei lo segui con lo sguardo scendere in strada, nel caruggio.

Aspettava quel cenno di saluto, che lui rivolgeva sempre alle sue persiane chiuse.

Una lacrima le solco’ il viso, scavato dal tempo e dalla vita.

Quella donna era stata il sole del suo tramonto.

Sarebbe ritornato ancora ai Macelli di Soziglia, ma non più a vederla salir le scale

Ispirazioni dalle canzoni di Fabrizio De André

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