Wild Cat 1976

Wild Cat 1976

Il viaggio di Luigino Damonte “Luigin”

La tempesta di vento, aveva abbattuto molti alberi.

Per fortuna la pista era libera.

Ma ora c’era da attraversare la boscaglia.

Il tracciato di quella strada, proseguiva a curve alterne come a volersi districare fra le piante.

La luce del giorno, spariva a tratti nel folto della vegetazione.

Al nostro passaggio la foresta si tacitava.

Animali appesi agli alberi, osservavano curiosi la Land sobbalzare sulle gobbe e buche della strada.

Ecco una radura, dove il vento aveva sfogato la sua rabbia, un grande albero dalle poche radici, giaceva appoggiato ad un’altra pianta.

Ora la strada scendeva, per oltrepassare un piccolo stagno.

Un albero abbattuto era messo di traverso sulla strada.

Ma con un pò di manovra poteva essere aggirato

Un gruppo di indigeni, erano intenti a tagliare quella grande pianta, per trarne legna da ardere

Ci fu un cenno di saluto, poi ripresero con i loro attrezzi a martoriare quell’albero.

Alcune donne, spezzavano i rami più sottili per farne fascine.

Fecero cenno di passare.

Accostai la Land a bordo strada.

La motosega era dietro facilmente accessibile.

Presi la tanica e feci rifornimento.

Diedi un pò di cicchetti, mica potevo far brutta figura!

Il motore parti al secondo tiro di corda.

Il casino della motosega, spaventò quegli uomini che si allontanarono dall’albero.

Restarono curiosamente fermi ai bordi della radura, le donne erano sparite.

Tagliai alcuni rami e a quelli che si erano avvicinati, chiesi a gesti che pezzatura volevano.

Ma non ebbi nessuna risposta, nessun cenno.

Decisi in autonomia per un taglio del tronco di circa un metro.

In mezz’ora, quel grande albero era tagliato in tanti pezzi

Il lavoro di un giorno di più uomini con le asce.

A motosega spenta, mi accorsi di quanti occhi curiosi mi avevano osservato

Le donne erano ritornate e con loro i bambini

Avviai il motore della Land e salutai con un gesto, quella brava gente.

Alzarono tutti un braccio ma restarono in silenzio.

Passato lo stagno, dallo specchietto vidi una moltitudine di persone, tutte intorno a quei pezzi di albero.

Chissà se ancora oggi, qualche vecchio, racconterà la storia di quell’albero, tagliato a pezzi.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante motocicletta

to della vegetazione.

Al nostro passaggio la foresta si tacitava.

Animali appesi agli alberi, osservavano curiosi la Land sobbalzare sulle gobbe e buche della strada.

Ecco una radura, dove il vento aveva sfogato la sua rabbia, un grande albero dalle poche radici, giaceva appoggiato ad un’altra pianta.

Ora la strada scendeva, per oltrepassare un piccolo stagno.

Un albero abbattuto era messo di traverso sulla strada.

Ma con un pò di manovra poteva essere aggirato

Un gruppo di indigeni, erano intenti a tagliare quella grande pianta, per trarne legna da ardere

Ci fu un cenno di saluto, poi ripresero con i loro attrezzi a martoriare quell’albero.

Alcune donne, spezzavano i rami più sottili per farne fascine.

Fecero cenno di passare.

Accostai la Land a bordo strada.

La motosega era dietro facilmente accessibile.

Presi la tanica e feci rifornimento.

Diedi un pò di cicchetti, mica potevo far brutta figura!

Il motore parti al secondo tiro di corda.

Il casino della motosega, spaventò quegli uomini che si allontanarono dall’albero.

Restarono curiosamente fermi ai bordi della radura, le donne erano sparite.

Tagliai alcuni rami e a quelli che si erano avvicinati, chiesi a gesti che pezzatura volevano.

Ma non ebbi nessuna risposta, nessun cenno.

Decisi in autonomia per un taglio del tronco di circa un metro.

In mezz’ora, quel grande albero era tagliato in tanti pezzi

Il lavoro di un giorno di più uomini con le asce.

A motosega spenta, mi accorsi di quanti occhi curiosi mi avevano osservato

Le donne erano ritornate e con loro i bambini

Avviai il motore della Land e salutai con un gesto, quella brava gente.

Alzarono tutti un braccio ma restarono in silenzio.

Passato lo stagno, dallo specchietto vidi una moltitudine di persone, tutte intorno a quei pezzi di albero.

Chissà se ancora oggi, qualche vecchio, racconterà la storia di quell’albero, tagliato a pezzi.

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