4) I Racconti di Paolo Baglietto U Russu

La guerra

Dopo l’8 settembre 1943, era un sabato, non ero andato a scuola e come al solito ero a casa dei miei, mio papà non voleva che al sabato e domenica andassi dai nonni au Rivà

Ad un certo punto, proveniente da Varazze si sentì un gran vociare, dopo poco arrivarono dei militari a chiedere dei vestiti borghesi, mio papà conosceva questi militari gli lasciarono la divisa in cambio di un paio di pantaloni e una camicia, per andare a prendere un treno e tornare a casa perché dicevano che per loro la guerra era finita

Noi non si sapeva nulla, un belin di niente, di che cosa era successo lo abbiamo saputo dopo che a luglio era stato destituito il duce, il re aveva incaricato Badoglio al governo dell’Italia e disse in un primo momento che la guerra continuava

Poi quando il re scappò, ci fu l’armistizio con gli alleati

L‘italia fu occupata dai tedeschi e i fascisti, obbligarono ad arruolarsi nella repubblica di salò di tutti gli uomini che avevano meno di trent’anni, altrimenti erano considerato disertori

La casa di Ottolenghi, che era ebreo, fu la prima ad essere requisita dai fascisti, nel 1940.

Poi arrivarono i tedeschi, che requisirono per primo la torre di Tasca, dove posizionarono una mitragliatrice e c’era sempre una vedetta a scrutare il mare, la garitta è ancora visibile sul tetto della Torre

Dopo qualche giorno, arrivarono a Cantalupo, per requisire delle case

Mio papà aveva saputo e sparse la voce, che i tedeschi erano un po’ schizzinosi

I tedeschi occuparono a Ca du Tumota, a Ca du Vignò, Villa Doria e dopo il bombardamento, del 13 giugno, in questa villa, fu trasferito un comando dei tedeschi, un reparto delle ss

Mio padre disse a mia nonna, i tedeschi sono gente pulita, nu spassò ciù e lascia andare le galline, libere di scorrazzare

Il giorno che arrivarono i tedeschi, mia nonna non c’era, entrarono in cucina…..c’erano le galline ed era tutto pieno di escrementi.

I militari guardarono un po’ in giro e se ne andarono, presero poi possesso da Ca dau Nicciu

Volevano occupare la casa di mia nonna, perché lì vicino avevano messo un cannone finto, era di legno, mentre sulla stradina sottostante, ne avevano puntato uno vero

continua

foto in b/n Archivio Storico Varagine

3) I Racconti di Paolo Baglietto U Russu

La seconda guerra mondiale

Fino al 1943, furono anni di siccità, non pioveva mai

Cantalupo era in piena siccità, solo mezz’ora d’acqua al giorno

Si riunirono gli abitanti, in chiesa e decisero di prendere l’acqua dalla sorgente de Smogge, a un chilometro circa dai Gulfi.

Diedero incarico a due persone, per progettare l’opera.

Le sorgenti erano in una proprietà privata, dal comune ottennero le tubazioni e iniziarono gli scavi, con l’aiuto degli abitanti, dopo quella prima riunione, tra autorizzazioni e lavori, ci vollero 30 giorni, prima dell’arrivo dell’acqua nella vasca dei Gulfi.

Il sentore che la guerra era persa, fu la perdita del controllo dei cieli

Iniziarono i primi raid degli aerei alleati, l’11 settembre 1942, tra la Guardia e la Croce

Io in età scolastica, ero da mio nonno, au Rivà

Un giorno, con mia nonna, eravamo dau nicciu da Madonna da Neive e disse “ Nu me piasce pe ninte quell’apparecchiu che u gia”

All’improvviso, arrivato sopra le nostre teste, l’aereo vira e improvvisamente il suo motore cambia rumore e “Da sutta sciurtivan de cose che pareivan butigge”

Dopo poco, ci fu il boato delle esplosioni, l’aereo stava bombardando a Fabrica

A seguito di quelle incursioni aeree, quelli di Varazze scapparono verso le alture e le frazioni.

A Cantalupo non c’era più una baracca del fieno, che non ci stava una famiglia.

Au Rivà, mia nonna ospitava tre famiglie, tra cui la sorella di mio nonno, che era scappata da Legino, dopo un violento bombardamento.

continua

foto in b/n Archivio Fotografico Varagine

L’edicola votiva è U Nicciu da Madonna da Neive au Rivà

A questo link la sua storia.

https://quellisciudateiru.com/…/u-nicciu-da-madonna-da…/

2) I Racconti di Paolo Baglietto U Russu

I Francesi a Cantalupo nel 1800

Il nonno mi raccontava che

all’epoca dei vescovi betlemmiani c’era un’edicola votiva, all’inizio dell’incrocio di strade, verso il Rianello e verso la Gaina, dove erano recitati i vespri e dove quelli di Cantalupo, erano soliti arrivare nella passeggiata dopo cena, alla domenica presso quell’edicola dicevano messa

Intorno erano tutti boschi

A Cantalupo esistevano solo due rioni, quello da Ciassa e l’altro ai Baggetti

La torre medievale di Tasca, ospitava una caserma sotto c’era la stalla per i cavallii e sopra la gendarmeria con un militare sempre di guardia sulla torre

Ad aprile del 1800 quelli di Cantalupo, stavano a vedere la battaglia tra francesi e austriaci dal belvedere della Crocetta

A Castagnabuona gli abitanti avevano suonato la campana di S.Rocco, per avvisare dell’arrivo dei francesi

Per ritorsione, furono bruciate delle cascine e pagliai e facendo strage di bestiame nelle stalle

Gli anziani di Cantalupo, radunati in piazza, decisero di accogliere i soldati francesi con vino e fave

Massena quando arrivò in piazza, vista l’accoglienza ricevuta, diretto verso a Gua Grande disse “Qua in queste case neanche una gallina dovete prendere”

Una grande scontro tra francesi e austriaci ci fù au Runfinà, sopra l’Aspera e alla Postetta

Persa la battaglia gli austriaci scapparono verso le Muggine e si asserragliarono lungo una linea difensiva tra e Gruppine fino al Beato Jacopo

I francesi erano schierati da a Gua Grande fino ai Cien de Cantalù

I due eserciti si sparavano da un bricco all’altro

Ci sono state tre battaglie, una au Cian du Curnò in località Valloia e in Campumarsu, per conquistare il bricco di S.Lorenzo, qui ci fu fu una grande scontro con molti morti

Poi i francesi ricevettero dei rinforzi da Genova, che passando da Lerca Sciarborasca e Deserto, arrivando alle spalle degli austriaci vinsero questa battaglia.

( n.d.r I francesi poi furono costretti al ritiro verso Genova dove ci fu l’assedio)

A Marengo ci fu la battaglia conclusiva della Seconda Campagna d’Italia, con la presenza di Napoleone.

continua

foto Archivio Storico Varagine

Il 1975

Nel 1975 avevo 17 anni, frequentavo la classe terza dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato Leonardo da Vinci a Savona, non so per quale circostanza, ero in possesso di due diari, uno usato per le annotazioni, durante l’anno di istituto e l’altro tenuto a casa, in un cassetto della scrivania, su questo secondo diario, che ancora conservo, ho annotato le cose che ritenevo più significative e da cui ho estrapolato alcuni accadimenti, da inserire in questo articolo.

In quell’inizio d’anno scolastico, continuarono le “Bombe a Savona” iniziate ad aprile del 1974, ancora oggi senza colpevoli né mandanti. Erano l’espressione di una destra che fa sempre paura, perché capace di sparar o far esplodere delle bombe nel mucchio, in mezzo alla gente.

Nel 1975 a luglio, finivo le scuole professionali e dopo qualche giorno, iniziai a lavorare a Cogoleto, in un’officina meccanica di riparazioni mezzi d’opera.

Avevo la vita davanti, gli amici, la fissa per le ragazze, per il calcio, giocato e da tifoso del Milan ( poi Genoa) e del motorino, tutte priorità messe in ordine di preferenza.

Tenevo una scrupolosa contabilità delle spese che facevo e questo mi permette oggi, di fare dei paragoni impressionanti, con gli odierni prezzi, ad esempio un paio di scarpe costavano £ 13.500, un ingresso al cinema £ 500, una tuta da ginnastica £14.500, l’abbonamento mensile al treno, £ 1.650, un taglio di capelli £1.000, avevo il motorino e mettevo sempre £ 1.000 di benzina.

Eravamo tutti dei patiti delle moto e motorini, erano gli anni del boom dei ciclomotori 50 cc e delle moto per fuoristrada, molte delle marche elencate nel diario non esistono più come Ancillotti, Aspes, Simonini, Zundapp, Beta, Puch, TGM, Maico, Ossa, Laverda, SWM, altre come la KTM e Husquarna sono ancora in produzione.

In campo velocistico fecero la loro comparsa due donne la motociclistica Maria Teresa Ravaioli e la pilota Lella Lombardo.

Nella pallacanestro la squadra da battere era l’Ignis di Varese nel calcio era la Juve che poi vinse lo scudetto 1974/75.

Due pagine di diario sono dedicate all’elenco delle caratteristiche e prestazioni della MV 500 l’imbattibile moto a 4 tempi guidata da Giacomo Agostini capace di erogare 95 cv a 14.000 g/m cambio a 6 marce peso 140 kg faceva 7 chilometri con un litro con una velocità massima di 285 km/h.

Ero ancora tifoso del Milan e scrivevo il risultato di tutte le partite, il 13 ottobre il Milan perse il confronto contro la Juve per 1-2 Sfogliando il diario trovo due pagine con il testo della “Canzone di Marinella” da me imparata a memoria, scrivevo i testi delle canzoni che mi piacevano come Aria di Baldan Bembo, Bella senz’anima di Cocciante.

Il sig. Petralia proprietario della ditta Stern, un laboratorio di pasticceria vicino casa, mi chiese se potevo dargli una mano nel pomeriggio, dopo la scuola, ma declinai quella offerta di lavoro, da me già effettuato l’anno precedente e che per poco non mi fece perdere l’anno scolastico, non era possibile fare tre cose di seguito, studio, lavoro e scorrazzare con il motorino!

Riuscii comunque a fare uno sprint finale e a esser rimandato solo di matematica.

Il 9 novembre ho scritto 3° attentato a Savona al palazzo della Provincia alle ore 6, era il periodo delle bombe a Savona iniziato il 30 aprile del 1974 alla vigilia del primo maggio, la seconda esplosione fu quella del 8 agosto preso la Centrale Enel a Vado.

Ma già sul diario avevo scritto la formazione del Milan del campionato 74/75 Albertosi Bet, Sabadini, Zecchini, Turone, Maldera, Gorin, Benetti, Calloni, Rivera, Chiarugi.

A piè pagina iniziarono alcune annotazione con nomi di ragazze come il 10 novembre, Emilia, Renata e Stefania.

Il giorno 11 novembre, niente scuola, causa sciopero, il 12 avevano telefonato, che c’era un bomba nell’Istituto, quindi tutti a casa!

Ma il 12 novembre ci fu veramente il 4° attentato a Savona alla scuola media Guidobono seguito dal 5° e 6° attentato, il giorno 16 novembre, con una bomba sulla linea ferroviaria Savona Torino e in un palazzo di via dello Sperone.

Ancora una formazione di calcio con l’elenco dei giocatori dell’Italia Zoff, Rocca, Zecchini, Morini, Wilson, Furino, Damiani, Causio, Anastasi o Boninsegna, Antognoni, Chiarugi, era la formazione base della nazionale che nell’82 vinse i mondiali in Spagna il commissario tecnico era Fulvio Bernardini poi Bearzot

Mio papà il16 novembre acquistò una Renault R16 TL targata SV 163620.

Il 20 novembre la nazionale di calcio fu travolta dall’Olanda per 3-1 e ci fu il 7° attentato a Savona, con una bomba in un portone, che fece una vittima, una donna di 92 anni e 8 feriti.

Ci fu un’assemblea di Istituto e si decisero i turni di vigilanza notturni dell’edificio, la mobilitazione di cittadini e anche noi studenti partecipammo a queste manifestazioni che si estero a tutte le città della provincia di Savona, fu un forte segnale di reazione democratica, contro la strategia fascista delle bombe.

Nonostante questo il 23 novembre ci fu l’8° attentato saltò in aria una Fiat 600, imbottita di esplosivo davanti alla stazione dei Carabinieri di Varazze e sull’autostrada Savona Torino ci fu l’9° attentato dinamitardo.

Il 26 novembre ho scritto di aver conosciuto Laura, Antonella e Maria a Cogoleto.

Il 30 novembre feci la vigilanza notturna da mezzanotte alle 4 del mattino, presso le scuole elementari di Varazze dove andava a scuola mia sorella Laura.

Avevo la fissa del pallone e mi allenavo seguendo una tabella in “mesocicli” elaborata da Maurizio Picerni insieme andavamo a correre sul costruendo viadotto autostradale Teiro nord, ancora senza guard rail!

A dicembre la media dei voti scolastici era del 5,545!

Un simbolo da me creato sul diario il 20 dicembre, indicava un salto di scuola, per andare a giocare a calcetto, nel mitico bar Mioglia a Savona covo di “marinai”poco dopo la ragioneria Boselli

Ricordo i festeggiamenti di un nostro compagno che ci pagò la biretta, perché era il suo 100° giorno di salto!

Continuò cosi ancora per qualche mese, poi un giorno lo vedemmo arrivare a scuola con lo sguardo basso seguito da suo padre…

L’istituto aveva avvisato tramite raccomandata, i genitori delle ripetute assenze del figlio

Il 21 dicembre ennesima partita di calcio agli Scolopi questo campetto posto sulla sommità di Monturbano, mi era congegnale, ero molto veloce, avevo i capelli lunghi e mi diedero il nomignolo di Cavallo Pazzo.

Chissà perché annotai due giornate nere il 13 e il 19 gennaio. Ma il giorno 20 c’era un’elenco di titoli di barzellette che non ricordo più.

Il 23 un altro sciopero contro la strategia eversiva.

Il 24 gennaio i miei diciassette anni!

In quei giorni il rally di Montecarlo fu vinto da Waldegard, con la Lancia Stratos e una coppia savonese Pregliasco, Sodano arrivarono quarti con una Lancia Beta Coupe’

Il 2 febbraio, andai a girare al campo da cross di Sanda, con il mio cinquantino stradale Gilera 50 4V Super, un motorino stradale, trasformato da me, un pezzo alla volta in moto da cross, grazie ai consigli di Nello .

Ero con Roberto.

L’8 febbraio finiva il quadrimestre, avevo cinque insufficenze su undici materie!

Il giorno 10, partecipai ai Campionati degli Istituti al Bacicalupo di Savona, dove corsi gli 80 metri, arrivando secondo, anche nella staffetta 4×100.

Incurante dei risultati scolastici, feci un’elenco dei complessi musicali: Deep Purple, Rolling Stones, Santana, Gentle Giant, il Banco, Le Orme, Led Zeppelin, Genesis, ELP, Jentro Thul, Rare Heart, PFM, Procol Harum, Slade Grand Funk, Van Der Graf Generation, Santacruz, gli UT e per ultimi Pink Floid.

In tre pagine del diario, c’è la descrizione di un esercizio di Yoga …che termina con 1) sto per alzarmi 2) sono pronto 3) mi alzo riposato.

Il 24 febbraio, ci fu ancora un’attentato, il 10° una bomba esplose vicino alla prefettura, facendo cinque feriti.

In giornata, ero andato a giocare a pallone agli Scolopi, passando proprio vicino al luogo dell’esplosione.

Ecco l’elenco della squadra di calcio della 3 MA in porta Ferro Carlo, Abate, Ferro Paolo, Martini, Gravano, Rusconi, Morganti, riserve: Marenco, Calcagno e Ragni.

La formazione di quella di pallavolo Rusconi, Morganti, Ragni, Ferro Carlo, Zamboni. riserve Abate, Marenco, Ferro Paolo.

La 200 miglia di Daytona classe 500 fu vinta da Gene Romero secondo Cecotto, terzo Agostini.

Il 25 l’11° attentato ad un tralicciio dell’Enel alla Madonna degli Angeli

Domenica 16 marzo ci fu l’incidente con la moto, di Mauro Carmigniani, un mio amico, nei pressi del rettilineo di Valloria verso il Pero.

Fu un brutto incidente, con gravi conseguenze per Mauro, lui era sopranominato u Pasta Fresca, per l’attività che avevano i suoi genitori a Cogoleto.

In quello stesso giorno ci fece visita la nonna Maria di Sassello.

Il 17 marzo, la Milano Sanremo fu vinta in volata da Merckx secondo Moser.

Il 22 marzo, compare il simbolo del salto della scuola, con l’annotazione del calcetto al bar Mioglia.

Il 23 marzo a Campomarzio, ci fu la festa di compleanno di Marina, con Silvana, dove conobbi Rosangela.

Con la gara di quel giorno denominata ” mezzogiorno di ghiaccio” si concluse la coppa del mondo di sci, con la vittoria nello slalom parallelo, in Val Gardena di Thoeni, Stemark inforco’ una porta tra le urla degli italiani e arrivo’ secondo, in classifica 3° Klammer e 4° Gros.

Il 26 marzo provavo l’SWM di Ravera al campo da cross di Sanda gran moto!

Domenica 30 marzo, il Napoli batte il Milan per 2 a 0, la notizia l’avevo sentita alla radio mentre ero a fare il merendino ai campi du Pursemmu.

Il 2 aprile la nazionale italiana di calcio battè gli USA pe 10 a 0 Segue l’elenco degli esercizi di progressione per l’esame di ginnastica.

Il 10 aprile, gita scolastica!

A visitare l’accademia militare e il museo di artiglieria Pietro Micca! Una giornata noiosa e triste.

Nelle due ore libere, ero andato con Patrone e Ravera, a casa della sorella di Roberto Patrone, Silvana una bella signora, ho ancora scritto sul diario il numero del telefono e la via.

Durante il ritorno, ci siamo persi e siamo arrivati dal pulman, con notevole ritardo e un bel cazziatone del professore che ci aveva accompagnati, siamo arrivati a Varazze alle 21 di sera.

L’undici aprile, altra giornata nera, ma ho annotato l’Hit Parade prima canzone in classifica Barry White con J have the forst… secondo Domenico Modugno con Piange il telefono.

Altro salto di scuola e partita a pallone, contro una squadra dell’Istituto Magistrale, abbiamo vinto per 5 a 2 con due reti di Gravano, Abate, Rusconi e mia.

Il 2 maggio, merendino a Cianarpe sopra le Faje, con Roby Silvana, Marina, Rosangela e Salvatore.

Alla sera solita tappa dal Bacchetto, il luogo di raduno dei giovani del Sciù da Teiru.

Vicini al bar, seduti sulle sedie sugli scalini o sul bordo del lavatoio, ogni sera senza nessun passaparola, ci si ritrovava alla stessa ora, eravamo una decina di ragazzi e ragazze, normale fare un pò di burdellu e cosi’ ogni tanto per farci capire che era l’ora di andar via, si apriva una gioscia e arrivava un pentolata d’acqua!

Voglio ricordare due amiche di quelle serate, che ci hanno lasciato prematuramente, Maria Teresa e Gabriella.

Il giorno 7 giugno, Piange il Telefono di Domenico Modugno, era in testa nella hit parade.

Il 9 sfida calcistica Parasio, contro Alpicella al campo sportivo abbiamo vinto 6 a 4, ho segnato due reti, il giorno dopo ingaggiato nella squadra del Pero contro le Faje al campo del Deserto abbiamo perso 8 a 2 mi procurai un forte dolore al ginocchio sinistro.

Il 13 maggio, andai al cinema Verdi, con Elena a vedere un film “Una vita bruciata” vietato agli under 18, ma avevamo sbagliato a guardare la programmazione, pensavamo di andare a vedere “L’Esorciccio”

Alla biglietteria ci fecero entrare, anche se entrambi minorenni, capimmo di aver sbagliato film, ovviamente dalle scene di sesso proiettate sullo schermo.

Per quelle strane cose che capitano nella vita, Elena andò poi a lavorare come cassiera in quel cinema.

Il 14 allo Stadio Bacicalupo, ho corso i 100 m arrivando 4° nel pomeriggio c’era stato il ricevimento genitori e a casa chissà che cosa sarà successo……

I film visti nel 1975 erano “Profondo rosso” “L’insegnante “ con la Fenech “Fantozzi” e “Mio Dio come sono caduta in basso” con la Antonelli.

Oramai entravamo tranquillamente a vedere i film vietati ai minori, ostentando la maggiore età, ma forse la verità era che conveniva alla bigliettaia, far finta di niente.

Altra partita di calcio a Ciangrande, questa volta ingaggiato dalla squadra del Bolzino, contro le Faje finita 7 a 6 io segnai il gol della vittoria, nel corso della partita presi anche un palo e passai la palla per la realizzazione di due reti.

Il 21 maggio rinfresco di fine anno scolastico, nell’officina di Macchine Utensili nell’Istituto a base di fave e salame, io portai una bottiglia di vino, che purtroppo causa una pallonata si ruppe durante la partita di pallavolo!

Il 25 maggio feci il primo bagno di stagione

Il 28 il Bayern vinse la coppa dei campioni battendo gli inglesi del Leeds.

Le mie spese nel mese di maggio del 1975 ammontarono a £ 19.600

Il 1 giugno andai a vedere l’arrivò di tappa dell giro d’Italia ad Arenzano, primo fu Bitossi.

Il giorno 7 Bertoglio vinse il giro d’Italia, arrivando primo sul Passo dello Stelvio, con lo stesso tempo di Galdos, poi Gimondi e Baronchelli

Terminano qui le annotazioni extra scolastiche e con questo giorno finì anche l’anno scolastico. All’esame di stato me la cavai con due 7 in fisica e ginnastica e tutti 6, furono bocciati quattro miei compagni

Completai gli studi per conseguire il diploma, con la quarta e quinta serale, negli anni 1998 – 2000.

Ma il racconto di quel 1975 non si ferma qui, quella fu un’estate con altri eventi.

Il 9 giugno altro bagno con raccolta dei muscoli e alla sera balli alle Muggine e poi i fine serate nel ritrovo del Bachetto

A giugno ci fu il torneo Massimo Tucci, compianto compagno di scuola, all’Oratorio con la squadra del biscottificio Giordano, miglior giocatore in campo nell’incontro con il Boschetto, arrivati al 4° posto.

A Luglio feci un torneo di calcio a S.Martino con la squadra del Parasio, tre partite e arrivammo al 5°posto.

Il 14 luglio, fui assunto presso l’Edilizia Cristoforo Colombo nell’officina di riparazione mezzi d’opera.

Ad agosto, un altro torneo di calcio all’Alpicella per non tesserati, segnai una rete e fummo medaglia di bronzo.

Grande giornata quella del 27 luglio giocato a pallone Parasio contro Alpicella vincemmo 3 a 2 segnai 3 reti!

Pomeriggio al mare ai bagni Torino e alla sera alle Muggine, dove ballai con Stefania, una delle ragazze del nostro ritrovo serale al Bacchetto

Era l’epoca delle “vasche” ovvero l’andirivieni sul lungomare, oggi chiamato lo struscio, finita la passeggiata post cena, sulla passeggiata restavano solo ragazzi e ragazze, facevo le vasche in compagnia dell’amico di turno, Beppe, Valerio, Dino, Mario o Roby

Annotai in questo diario, un elenco di ragazze, dai nomi anche non comuni, conosciute e niente più, in quelle lunghe serate d’estate. Isolina di Como, Magda e Roberta di Piacenza, Claudia e Luciana Milano, Augusta (cerchiata con un cuore) e Mariangela, Di Mariano Comense, con l’annotazione che sarebbero ritornate la prossima estate all’albergo Giardino.

Ma non le rivedemmo mai più.

Finisce così questo diario, ringrazio, chi ha avuto la pazienza di leggere tutto questo articolo, ho voluto terminare questo racconto, pensando a quella che fu una lunga lontanissima estate, molti anni fa.

Grazie!

Buona giornata

1) I Racconti di Paolo “U Russu”

Gente de Cantalu’

Cantalupo era così divisa, dai Leuin, fino all’incrocio, era dei Testa, avevano in gestione le Valli fino al rio Gambun, di loro proprietà, anche mezzo Cherubin, il bricco sopra la Crocetta, sotto la strada era dei Baglietto, i Sciambrè

Mio nonno era Baglietto Paolo, del 1870, morto nel 43 all’età di 73 anni

Da giovane, era nei previn a Sanna, aveva studiato con don Callandrone, ma non terminò il seminario, perché si sposò con Brigidina, che era una Craviotto. Abitavano nella Gaina, dove u gh’è quella sersia, via dei Leoni, un tempo Cian da Gaina.

Imiei antenati abitavano lì

La famiglia, fu decimata dalle malattie, ean tanti figgiò ma morirono quasi tutti di tisi, mio nonno era il più grande e si salvò

Da sposato andò ad abitare au Cian de Ban-a, a Casanova, ebbe tre figli, Paolo detto Lerca, Stevin da Suia e Baciccia da Castagna e tre sorelle.

Mia nonna Brigidina, fungeva da levatrice.

A Cantalupo, non nascevano bambini senza di lei

E se poi crescendo, il bambino non stava bene, allora c’era la Felicita, che abitava in una casa vecchia ai Brevei.

Segnava i vermi e curava gli ammalati, con le erbe.

Se però la febbre persisteva, allora la maga diceva di chiamare u megu Massun

Era una donna corpulenta, sempre seduta in su passetto de ca

Quando avevo mal di pancia, andavo da lei

“ Piccin vegni, ou so cosa ti vo” e mi dava l’erba vermentina da respirare, in dialetto a l’è a Rua

Conosceva le erbe, tutti si rivolgevano a lei per farsi curare, tutto questo, fino al 1940.

Insegno’ a mia mamma, come segnare i vermi, andavano da lei quelli di Varazze, anche la farmacista, con suo figlio, quando non stava bene.

Le parole magiche, di chi segnava i vermi, si potevano divulgare, solo la notte dell’ultimo dell’anno, un minuto prima e un minuto dopo mezzanotte.

nella foto in b/n: Brigidina Craviotto e Paolo Baglietto.

continua

Gh’ea na otta, in Numascelli

-Stanni sittu! Che nu ti capisci un belin! Ti ste sciu da Teiru! Lasciamme parlò ! Fanni a punta a matita e scrivi!-

Così con fare burbero mi apostrofa Gianballetta, mentre Antonella ride divertita.

Nonostante sia offeso nel profondo, per le mie origini, sono da Maiustina a prendere un caffè con Gian e Antonella.

Magunato e a capo chino, prendo nota delle attività che erano presenti negli anni 50/70 lungo la più trafficata e commerciale via du Burgu.

Numascelli non ci azzecca nulla con il Lanzerotto.

Vuol dire in ti Mascelli o cumme scrivan quelli che san, Maxelli, posto da duvve a Vase, se ghe andava a catta’ a Carne, Sasissa e Trippe

A proposito de Vase ho scritu sta cosa.

Gh’ea na otta in Numascelli

In Numascelli, partendo dau Punte, per arrivare in piazza Beato, nel lato destro della via, c’erano le seguenti attività commerciali.

In tu caruggio versu i troggi Guerra u besagnin

L’Edicola Buelloni poi di Tobia e di Biagi

L’Osteria da Candida e poi Alimentari du Burca

Tessuti Ferrando

Bar Stella di Ratto

Calzature du Babilan (Volpone)

Pescheria du Caaman

Ferramenta u Bigura

Abbigliamento u Cineise

Osteria di Vallarino

Alimentari Incerti

Farmacia Gallo

Negozio di Tessuti, poi Supermercato Cerati

Alimentari da Francesca (Crescenzio)

Macelleria du Buggia

Elettrodomestici Parodi (Napoleone)

Fotografo

Mobili du Milanin

Coop

Armeria Franchi

Magazzino e laboratorio mobili du Milanin

Alimentari Morscian

E siamo arrivati in Ciassa du Cumune Vegiu

Ho scritto l’elenco di destra de via Numascelli sempre umiliato per le mie origini e la mia ignoranza da Gianballetta, Antonella ride divertita.

Nel lato sinistro di via Malocello, a partire da Sutta i Portici negli anni 50/70 c’erano le seguenti attività

Osteria da Irma

Fiorista

Latteria di Luigi

Frutta e Verdura da Spassin-a

Tappezziere Novelli

Osteria Maiustina

Frutta e Verdura da Gemma

Panetteria da Cantalù

Calzolaio

Barbiere Giobetto

Banca S.Paolo

Frutta e Verdura

Casalinghi Marisa

Armeria Camogli

Ombrellaio Bruzzone

Calzature Romano

Ferramenta Canavella

Edicola Franchi

Alimentari Colombo da Rinuccia

Finisce qui questo elenco.

Sono 38 le attività che negli anni 50/70 erano aperte in Numascelli.

-Solo 38? Noi sciu da Teiru ne avevamo molte di più

Azzardo io.

– Ma cosa ti disci! Sciu da Teiru nu gh’ei mancu i oggi pe cianse!

Gli rispondo con un nobile e canzonatorio vu scià

– A sci? Ma cose vu scià a credde che sciu da Teiru semmu tutti abburtumelii? Se vu scia a arve, quelle cose, che ghe tegnan sciu u berettu, ghe fassu sentì na cosa. Vu scia a le bunna a cuntò?-

E gli elenco ad una ad una, tutte le attività, che negli anni 50/70 erano aperte nel sciu da Teiru, a partire dau Punte, per arrivò ai Defissi.

La conta delle attività sciu da Teiro è di 82 esercizi commerciali e artigianali!

Questo elenco compilato grazie a G.B Caviglia sarà pubblicato a giorni su questa pagina di Faceebok

– Alua cosa vu scia me disce?-

– Te diggu che na otta a Vase emmu buin a fo tuttu! Aua mancu ciù una O cun un gottu!-

Mi risponde Giambaletta.

foto Archivio Storico Varagine

le foto di via Malocello, sono datate 1935

Nota dell’autore

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U Manicomiu de Pre Zanin

Oggi nel 1978 entrava in vigore la legge 180, la legge Basaglia che decretò la chiusura dei manicomi.

L’Italia è l’unico paese al mondo che li ha aboliti

Da Diavoli Neri “Il Manicomio di Prato Zanino di Fabio Palli

– Ciao io abito qui. Hai delle pile per la mia radio?

– Mi spiace non ne ho, ma ho delle monete

– Si, si dammene tante. Devo comprare le pile per la radio

– Ma che cosa ascolti alla radio ?

– Ascolto il mondo senza farmi toccare

Sono passati quasi vent’anni dalla realizzazione di questo lavoro.

Decisi di comporlo con una Hasselblad SWC perché il formato quadrato mi dava l’accelerazione prospettica giusta.

Tutte stupidaggini. Mi sono reso conto che la sofferenza, il dolore e le urla che trasudavano dai muri scrostati sarebbero stati la mia inseparabile guida nei 7 mesi successivi.

Nel 1907, a causa della carenza di strutture manicomiali, la Provincia di Genova approvò il progetto della costruzione del Manicomio Provinciale di Cogoleto.

L’isolamento geografico e soprattutto la lontananza dal capoluogo ligure agevolarono la scelta di questo territorio.

La struttura doveva ospitare circa 2.400 degenti.

Nel manicomio di Cogoleto erano assistiti i pazienti ritenuti inguaribili e pericolosi per la società.

Ma venivano richiusi anche bambini considerati “difficili”, primogeniti non in grado di ereditare il patrimonio di famiglia, alcolisti e i violenti in genere ma che non avevano patologie psichiatriche conclamate.

Insomma, un “parcheggio” per persone scomode.

Il 26 marzo 1907 venne presentato al Consiglio Provinciale un progetto di esecuzione dei lavori stralciato dal progetto generale, che comprendeva la costruzione di 5 padiglioni per agitati, due per semi agitati, due per malati tubercolotici, due per malati comuni e infine altri adibiti ad abitazione degli operatori infermieristici e degli impiegati.

All’interno della struttura erano presenti anche una lavanderia industriale, il guardaroba generale, la sartoria, l’abitazione del personale ecclesiastico, l’officina per le riparazioni meccaniche, il forno, le cucine, l’abitazione dell’agronomo, e la casa del direttore del manicomio.

Dall’isolamento dell’ospedale psichiatrico derivò la sua autonomia economica.

Adiacente alla struttura, collocata su una collina poco distante, sorgeva la fattoria che procurava al manicomio di Cogoleto e in parte anche al manicomio di Quarto, a Genova, verdure e carni macellate.

Per la produzione venivano utilizzati i degenti.

L’ergoterapia veniva utilizzata per curare i disagi mentali degli ospiti grazie alla possibilità del lavoro all’aria aperta, o in locali ariosi.

In realtà i prodotti agricoli erano oggetto di vendita e rappresentavano un modo per sfamare i malati risparmiando sul bilancio dell’ospedale.

Dalla seconda metà degli anni ‘ 60, grazie alla revisione dei concetti dell’assistenza psichiatrica, l’ergoterapia entrò in una profonda fase di crisi poiché, utilizzata in maniera sbagliata, venne denunciata come istituzione antiumana celata sotto un’apparente intenzione terapeutica.

I malati lavoravano anche 10 ore al giorno per avere in cambio un pacchetto di sigarette.

Fabio Palli

U Manicomiu de Pre Zanin

Era il più grande d’Italia.

Il manicomio di Prato Zanino era una vera e propria città costruita sopra un’immensa terrazza, immersa nel verde, soleggiata, circondata dalle vette dei monti e con l’azzurro del mare e del cielo.

Un’oasi di pace, un paradiso in terra!

Circondata da un muro e da una recinzione metallica, lungo tutto il suo perimetro.

I malati erano ospitati in 22 padiglioni.

Dava lavoro a molte persone di Cogoleto, Sciarborasca e dei paesi limitrofi.

Sono molte le storie di abusi e di maltrattamenti molte infondate, qualcheduna veritiera.

Ad esempio che si facesse largo uso dell’elettroshock e la doccia fredda per chi faceva “il matto”

Anche storie di persone rinchiuse perché dichiarate insane di mente per questioni ereditarie, con l’ avallo di medici e parenti compiacenti.

Ma i suicidi quelli non si potevano negare.

Succedeva in particolare a quelli che riuscivano a fuggire.

Molti dei ricoverati si sentivano al sicuro all’interno di quei muri di recinzione, facevano qualche lavoretto o accudivano degli animali.

Gli ampi spazi verdi il clima e i panorami, era condizioni ideali per il trattamento delle patologie mentali.

Molti malati erano persone miti, non affatto pericolose e avevano la possibilità di stare a contatto con la natura.

Terrorizzati invece ad essere in contatto con la nostra società competitiva, cinica e sopratutto ipocrita

La legge 180 rivoluziono’ questo settore della Sanità.

L’intento era quello di aprire i manicomi e cercare, nei limiti un recupero alla vita sociale per ognuno dei pazienti psichici, che erano ospitati in queste grandi strutture chiuse.

Ma aldilà delle belle parole che oggi esaltano la legge 180 come esemplare e innovativa, in realtà la sua applicazione non ha migliorato le condizioni di vita dei malati e delle loro famiglie

Un’altra buffonata all’italiana, una legge fatta senza aver le strutture e l’organizzazione necessaria per poter essere esecutiva.

Sarebbe bastato mantenere queste strutture e renderle più funzionali.

Ma era tutto previsto, la scomparsa dei manicomi di stato, favorì il profitto privato con il proliferare di numerose cliniche di salute mentale.

Case chiuse senza contatto con la natura.

E la bellezza di quella grande terrazza de Pre Zanin.

La legge ancora oggi sotto alcuni, aspetti è disapplicata, specie per quanto riguarda l’utilizzo di mezzi di coercizione e la mancata sorveglianza.

A questo punto è lecito pensare, che il vero scopo della legge 180, non fosse il miglioramento delle condizioni di vita dei malati.

Ma si dovevano chiudere i manicomi e basta

Quando invece come ha scritto Maria Rosa, nel link allegato a questo articolo, serviva solo un pò d’amore.

https://www.giacomodoni.com/…/testimonianze…/

Le foto sono tratte dal web.

L’Ersciu de San Nasò

È nel giardino del Boschetto la quercia testimone della storia della nostra città

Era già lì quel giovedì 10 aprile del 1800, quando si udì lontano, spari, urla, colpi di bombarda.

Fumo e polvere

La gente chiuse i Scui e Gioscie.

Passi veloci di gambe, giovani curiosi.

Che andavano sulla spiaggia come tutti, a veder lassù il luccichio di baionette e mostrine, in su Briccu da Crusce.

Gli uomini nascosero le loro povere cose, nella terra, unico posto al sicuro.

Ad un certo punto si sovrappose a quei rumori di battaglia, a campanetta de San Roccu.

Subito gli rispose u Campanun de Sant’ Ambrosciu e poi tutte le altre campane, anche quella de San Nasò, si mise a dindondare.

Torno’ la pace ma non fu per sempre.

Dall’alto oltre quel muro, poteva controllare tutta la strada e guardava oltre i tetti, verso il mare.

Vedeva bambini imparare ad arrampicarsi, arrivare fino ai rami più sottili.

“Nullatenenti ma di talento, tranquilli, rispettosi della religione e nell’attaccamento alla sacra persona di Sua Maestà”

Così scriveva al re, il Della Cella nel 1820 che voleva sapere dei nuovi sudditi di quel paese di mare.

Sotto di lui passarono generazioni di operai.

Muri pesti cun a scorsa dua.

Passavano cantando anche se dovevano star chiusi per 10 ore nella Pellaia o a Torse de Corde.

Cantavano canzoni allegre anche e belle Figgie a braccetto nelle domeniche a passeggio.

E i Zuenotti a fargli il verso pe scherzo o per corteggio.

Mamme sfatte, piegate per le dozzine di figli allevati.

Con na montagna de Lenso’ e Pataelli, da ruscentò in ti Troggi du Rianellu.

Vide passare tante bambine, ma a undici anni già operaie

Tutte brave e devote, si facevano il segno della croce dalla cappelletta

Anche per loro 10 ue in ta Fabrica,þ con uno sgabello da salirci sopra

Quanta gentaglia ha visto entrare/uscire da quella Gattabuia lì vicino.

Posto de Taggiague ma anche de Ladri de galline

Poveri cristi cun a corda au collu

Ma anche tanti Cristi in crusce.

Gente in processiun o dere’ a na cascia da mortu.

Viva gli sposi!

Anche quelli della prima comunione.

Si abituò ad un’ora prestabilita, al fischio puntuale o quasi del treno.

Solo lui oggi ricorda, come fece Gio Batta a non far la fine della sua bici, travolta da un locomotore.

C’era a sentire i fischi e poi i boati delle bombe in quell’estate del 1944

Vide povera gente meschinetti cun a puia in ti oggi e quattru strasse, correre al rifugio

E sottoterra a pregare al buio.

Ascoltò i suoni e i canti della Liberazione, si festeggio’ anche in quel giardino recintato di Villa Croce.

Dove sta ben radicato da tanto tempo

È il Patriarca di Varazze!

L’Ersciu de San Nasò

L’età stimata per difetto è di almeno trecento anni, ma saranno molti di più!

Con un perimetro misurato a un metro da terra di ben 640 cm!

ll tronco madre reciso 100/150 anni fa ha generato sette polloni uno di questi è stato reciso

Oggi quello più grande ha una circonferenza di 170 cm

Imponente la chioma alta almeno una trentina di metri di altezza

Quattru Funsi de Legnu attaccati al tronco anche loro centenari!

E chissà cos’altro ci può raccontatr questo gigantesco essere vivente!

A lui dovrebbero chiedere consiglio i maggiorenti della nostra città.

È capace di fermare il vento e di nascondere il sole bello da far paura!

Protegge e rassicura

Insieme ai Pin da Pino’ fa ombra e quiete al Parco di Villa Croce

Qualcheduno si sarà ben addormentato lì sotto.

In uno di quei pomeriggi quando ti viene sonno

Sentiva l’odu du pan e da figassa de Piccionetti

Avra’ visto me e Roby caricare le ceste su l’Ape 50 per far le consegne.

Poi arrivò la musica nel parco della sua villa gente allegra che si divertiva e anime in pena a cercar quelle gemelle.

Posto da intrighi tra il muro e la sua immensa massa legnosa, in quella una zona buia discreta.

Quello era il posto delle promesse d’amore, alcune lo furono per la vita.

E c’è chi ritorna oggi per ricordarsi i bei tempi o rimpiangere qualcosa o qualcuna/o

Per sua fortuna ha corteccia rugosa

Un faggio alla sua età e al suo posto, sarebbe completamene ricoperto di nomi, frecce d’amor numeri e segni!

Lunedì 25 maggio 2009, sotto la sua chioma ci fu un’adunanza.

A parlare era un comico che si prestava alla politica, chiedeva il consenso.

Gli fu dato perché alcune cose che diceva non erano poi male “si poteva far qualcosa”

Dare un po’ di speranza a un popolo suddito, di una casta di facce marce.

Riportare la politica, quella bella senza intrighi e collusioni.

Fu una bella occasione persa

Il potere dei forti, lo stava già utilizzando per chiudere quella Centrale.

Migliaia di persone senza più la sicurezza di un lavoro.

Quello non fu l’inizio ma la fine di quello “che si poteva fare qualcosa”

E Motu de Anselmo (2)

Questa è il secondo di una serie di articoli “E Motu de Anselmo”

Le moto sono state completamente restaurate da Giovanni Anselmo.

Matchless G3L 350 cc. 1942.

Nel 1940 il British War Office requisì tutte le motociclette Matchless disponibili per sostituire quelle perse a Dunkerque.

Sviluppata a partire dalla G3 prebellica, la ‘L’ della G3/L stava per “leggera” in risposta al requisito del War Office per una motocicletta più adatta all’uso fuoristrada.

I progettisti riuscirono a ridurre il peso a secco del prototipo di 56 libbre (25 kg)

La vera innovazione della G3/L è stato l’utilizzo delle forcelle “Teledraulic”, che sono state le prime ad azionamento telescopico con molla e smorzamento ad olio, un’idea che sarebbe diventata lo standard per tutte le future motociclette.

Dopo approfonditi test militari, il G3/L non risultò, secondo il War Office, idoneo come fornitura per l’esercito di una moto da 350 cc.

Fu preferito il bicilindrico verticale a valvole laterali da 350 cc della Triumph, il 3TW, che aveva una velocità massima di oltre 70 mph e pesava 240 libbre (110 kg) .

Ma i bombardamenti tedeschi nel novembre 1940, distrussero gli stabilimenti Triumph di Coventry.

Tutti i documenti tecnici, i disegni e i progetti della Triumph, andarono perduti.

L’appalto per quella fornitura fu affidato alla Matchless

La produzione del G3/L iniziò alla fine del 1941 Furono apportate una serie di modifiche e migliorie alla moto.

Dal 1942 l’intera produzione della fabbrica Matchless fu dedicata alla G3/L.

Il precedente articolo al link:

Aldo Moro

Oggi nel 1978, si concluse in modo tragico il rapimento Moro.

Sequestrato dalle Brigate Rosse il 16 marzo, dopo quasi due mesi, il 9 maggio, il corpo senza vita dello statista, fu fatto ritrovare a Roma a metà strada fra le sedi della DC e del PCI.

I due partiti che si dividevano l l’elettorato, da quando era nata la Repubblica Italiana.

Il luogo del ritrovamento fu scelto per simboleggiare quello che fu chiamato il Compromesso Storico

Un progetto politico che doveva portare al governo il PCI, non attuato, perché Aldo Moro fu sequestro e poi assassinato

Una vicenda con dei lati oscuri e interrogativi, ancora da chiarire.

A partire dal giorno del rapimento Moro, iniziò un brutto periodo, per me e i miei commilitoni, a vent’anni con le stellette.

Militari di leva, in una caserma, persa nella campagna bolognese.

Tutte le caserme d’Italia furono messe in stato di allarme, bloccate le licenze e rafforzati i servizi di guardia.

Io da poco nominato sottufficiale, presso la BCSR Artiglieria C.A.L Caserma Viali, fui comandato a fare il capoposto, ad altri ragazzi di vent’anni, senza nessun addestramento specifico. Si doveva fare la guardia ad un obbiettivo sensibile nel centro urbano di Bologna.

Ci fu affidato il servizio di guardiania, ad un passo carraio, di un ex caserma, dove erano stati alloggiati, per motivi di sicurezza, ufficiali delle più svariate divise e armi e altri militari di carriera insieme alle loro famiglie.

Due soldati dovevano presidiare l’esterno del passo carraio e controllare i due sensi di marcia della strada, altri erano addetti a comandare l’apertura della sbarra, ogni volta che arrivavano, quasi sempre a sirene spiegate, le auto blu di stato, con a bordo chissachi’ scortati dalle auto della polizia.

Noi soldatini, eravano carne da macello.

Che gli fregava a tutte quelle mostrine, di noi poveracci

con le stellette?

Sapevano una cosa però,

Che mai i brigatisti avrebbero sparato a un soldato di leva

E così in quei giorni di paura

Di voci alterate e ordini perentori.

I pezzi da novanta di quell’inutile esercito.

Si nascosero in una caserma

Con noi soldatini diventati scudi umani, a far loro la guardia.

Carabinieri e polizia armati fino ai denti.

Ma ben nascosti

Fra gli alberi, nel cortile di quella caserma.

Da quella primavera l’Italia si è persa per sempre.

Due anni dopo i fascisti non si fecero scrupolo.

E facero saltare in aria insieme alla stazione di Bologna, anche alcuni soldatini.

Giunse in quei convulsi giorni la notizia dell’uccisione, nella cittadella militare di Cecchignola, di un incursore di marina.

Un corpo speciale, famoso e temuto per le sue incursioni.

Faceva parte del loro addestramento notturno, sopraffare e sottrarre l’arma al povero militare di leva, durante il turno di guardia.

Con tutte le conseguenze da codice militare per il malcapitato reo di non avere più l’arma.

Quella notte all’incursore era andata male, forse aveva sottovalutato la forza della disperazione che avevamo tutti noi, ragazzi a vent’anni con le stellette in quella tragica primavera del 1978.