
Vase perche’ a se ciamma cusci’?
Uno dei Numascelli, u diva che pe far star buoni i figgiò, anche quelli più seotti, che maniman andavan a bagnarsi doppu mangiò, raccontava la favola di Beppe, Marinin e u bagarellu, qui arrivati dalla Spagna, dopo la fuga d ’Egitto e il deserto.

I figgio’ erano tutti assetati in Caabraghe, a stare a sentire il vecchio dalla pelle cumme i baggi per le tante primavere passate, che lui diceva che si era scordato, ma potevano essere 100 o 110!

A votte anche u Baci, u se fermava, a senti ste cose, che tutti anche e prie , saveivan, che u stava aspettandu u drappo ciancu, foa dal barcone de Cateinin a so galante, e allora lui schersava cun u Numascelli e ci diceva “ma ciantila li de cuntà de musse ” e se ne andava verso i quattro recanti tirando dei calci alle prie.
Il racconto non era sempre uguale a volte cominciava da Leicana’ quando Beppe faceva salire Marinin sull’ase, altre volte era già au Muntado’ e vedeva il mare che si avvicinava sempre di più, poi arrivato in tu Pasciu, doveva stare attento, che li c’erano i surdatti romani che ci piaceva arrostire le bestie e volevano mangiarci l’ase, ma Beppe, che era diventou n’erbu da gotti, perché ci aveva un cruccio grande in testa…… già, aveva portato del buon vino de Aquilianum e cosi lo diede al centurione e lo fecero passare.

Ma i figgiou, aspettavano sempre la fine, quando arrivato nel Borgo e visto la bandiera con la civetta del capatassu, Beppe disse “ Malus augellus!” che poi oggi è ancora Malocello.

E giro’ l’ase verso Teiro per beive na votta e domandare che posto era quel borgo di case, ma e donne aveivan destese le lensuola sulle prie, e ci avevano paura che le rovinasse e alua bragiarono forte “Va ase, va ase” che lui pensò fosse u numme du paise.
A stu punto u Numascelli, pe far ridere i figgiou, se mettiva a fo u versu dell’ase, ma tanto ben che l’ase du mulitta, dau staggiu, ci rispondeva sempre!
Beppe visto che gli tiravano anche le prie, se ne scappo’ via con l’ase la Marinin e u bagarellu.
E quando raccontava dove era stato diceva Saona, Alba Docilia… Vase… (Fu così che nacque il nome della nostra citta’ Vase!)
I figgiou a quei tempi erano contenti cun pocu, stavano bene cun i vegi e ci volevano bene, la loro demua era quella del Teiro, dove correvano tutti insemme facendo u versu dell’ase.
Buona giornata
La stesura di questa leggenda ( in zenagliano parlato, da noi bambini negli anni 60) è stata effettuata, anche descrivendo stralci di vita di molti anni fa, e riferimenti tratti da“Lanzerotto Malocello, il conquistatore di Lanzarote di Ermanno Sommariva
foto: Archivio Fotografico Varagine

Che bella! Bravo!
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