Vase 5 Frevò 1949

I Cantieri Baglietto, forti del prestigio militare, acquisito con la costruzione dei MAS (motoscafo armato silurante) mantennero, anche nei primi anni del secondo dopoguerra, una discreta produzione destinata alla difesa/offesa navale.

Fonderia Granone in località Pasciu, ex Cantiere Baglietto qui nel periodo bellico erano fabbricati i Mas

Con il riarmo in corso, di tutte le flotte del Mediterraneo, specie quelle coinvolte nel nuovo ed eterno conflitto arabo-israeliano, era molto più redditizio il varo di una unità militare, che allestire uno yacht da diporto, considerati in quegli anni come dei riempitivi occupazionali, per non licenziare le maestranze, tra una commessa bellica e un’altra.

I lavori consistevano, nella costruzione di barche da combattimento e/o guardacoste, per le forze armate italiane, giapponesi finlandesi egiziane, israeliane, indonesiane, algerine, ecc.. ordinate da clienti magari difficili dal punto di vista tecnico, ma non stretti di tasca come i clienti privati.

In questo contesto, mentre in Medio Oriente è in corso la prima guerra arabo-israeliana, si configura l’episodio del del 5 febbraio 1949, alla periferia di Varazze.

In realtà in Palestina gli scontri etnici e religiosi, sono in corso da un secolo. Nel 1920 nasce l’Haganah, un’organizzazione paramilitare, della popolazione ebraica della Palestina, incaricata di contrastare i nemici degli ebrei, anche ricorrendo ad atti intimidatori, nei confronti delle popolazioni autoctone.

Il Medio Oriente un lembo di terra, perennemente in guerra, oggi lungi da essere finalmente in pace, il conflitto arabo-israeliano e israeliano-palestinese, ha sconfinato diverse volte, con attentati terroristici e rappresaglie in varie parti del mondo e nel 1949, anche la nostra città era stata scelta come bersaglio dagli agenti del Mossad, perché sede di una fabbrica, di mezzi navali da guerra e fornitore dei nemici di Israele.

Dall’inizio del conflitto, in Medio Oriente, a parole la politica mondiale, auspica, la fine del confronto armato, ma tutti, compresi gli italiani, fanno affari colossali, con la vendita delle armi.

Si chiudono le Centrali a carbone perché nocive alla salute, mentre le vere fabbriche della morte, chi costruisce le armi, prospera e alimenta il massacro di esseri umani specie in quello che è considerato il terzo mondo.

Ma non solo, in una cinica spirale, senza scrupoli, l’industria bellica fomenta in mille modi, lo scoppio di innumerevoli conflitti locali.

Che cosa ci faceva quell’auto, una Mercedes targata MI, ferma in prossimità del cimitero di Varazze, con un uomo alla guida e chi erano quelle due ombre, che poco prima, avevano abbandonato l’auto, al sopraggiungere dell’auto di pattuglia della polizia stradale, dileguandosi nel buio?

Verso le due di notte del 5 febbraio 1949, il comandante della stazione di Savona Criscione Salvatore, è in servizio di pattuglia notturno, insieme ad altri tre agenti Licata ,Torelli e Romoli.

La pattuglia ferma, per un controllo, nei pressi del cimitero di Varazze una Mercedes targata MI, alla guida Zanoni Francesco, autista, nato e residente a Milano a cui viene contestato il possesso illecito dell’auto, che era di proprietà di Ascarelli Valerio, impiegato, nato a Roma residente a Milano.

A questo punto, viene perquisita l’auto e sono rinvenuti degli indumenti, da donna e una borsa, ma l’apertura del bagagliaio dell’auto, svela la presenza di tre ordigni, ad alto potenziale, con relativi detonatori e dispositivi a orologeria.

La Polizia arresta l’uomo, che era alla guida e con una breve perlustrazione, intima l’altolà, ad un uomo e a una donna, che cercavano di nascondersi nella zona del rio Cucco, l’uomo è identificato come Dror Josef, nato a Lodz Polonia, residente a Yagur Israele, cittadino israeliano, la donna Basevi Giuliana, insegnante, di Verona, residente a Milano.

Per questo racconto, mi sono avvalso delle notizie di cronaca, presenti nel libro di Antonio Martino “Azione di Guerra” “Il fallito attentato israeliano ai Cantieri Baglietto di Varazze” che resoconta, molto dettagliatamente, le indagini effettuate, da cui emerge la diretta responsabilità di Israele, nel fallito attentato.

Molto probabilmente, l’arresto dei potenziali terroristi, avvenne a seguito di segnalazione dei servizi segreti o per una delazione.

Quella notte, le strade di accesso alla nostra città, furono chiuse, da posti di blocco

Le forze dell’ordine, erano in preallarme, perchè si temeva un’attentato alla nave egiziana, Star of Egypt, che era all’ancora a Savona, dopo aver imbarcato un carico d’armi nel porto di Genova, destinate all’Egitto.

Nelle settimane successive l’indagine porta alla luce un piano, per distruggere, all’interno dei Cantieri Baglietto, tre motosiluranti, presumibilmente destinate alla Lega Araba, una missione segreta, condotta da agenti del Mossad, un’azione di guerra, dal punto di vista degli israeliani, un atto di terrorismo secondo le autorità italiane.

Un’operazione clandestina di spionaggio e sabotaggio, una pagina di storia pressoché dimenticata.

Qualche tempo dopo, dal ”catalogo” delle imbarcazioni militari dei Cantieri Baglietto, sparirono di colpo quelle da combattimento, rimpiazzate da quelle di pattugliamento, guardiacoste ecc. questo ridimensionamento era dovuto alla comparsa dei missili nave nave.

I Russi, che per primi avevano installato missili su barche plananti da 25m si erano presto accorti, che le accelerazioni di quelle imbarcazioni e la poca stabilità in caso di mare mosso, impedivano loro di dare ai missili input abbastanza accurati, per poter colpire il bersaglio.

Così le avevano svendute, senza spiegare il perché, a paesi più o meno satelliti e non ne avevano più fatte.

La disinformazione, ebbe buon esito, quando un’imbarcazione egiziana, ferma dentro Porto Said, affondò con il lancio di due missili un caccia israeliano Eilath

Gli Israeliani ci rimasero male, ma capirono il perché e per avere anche loro delle lanciamissili di successo, fecero costruire nei cantieri Cherbourg in Francia, delle barche lanciamissili, che per essere efficaci, dovevano avere degli scafi più grandi.

L’utilizzo di questa nuova tecnologia, determinò la fine delle barche da combattimento, piccole e plananti, che durava dal 1918, da quando il capitano Luigi Rizzo, aveva affondato la Szent Istvan la corazzata Santo Stefano, coi siluri lanciati da due MAS Baglietto.

foto dal web e da Archivio Fotografico Varagine

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