E Prie de Limma

17 febbraio 2021

E Prie de Limma è un toponimo, riferito ad un rilievo, composto da due colline Briccu da Furca e Bric Gaggin, che divide fisicamente a Rubea e Ramugnina dal passo de Leicanà e Pisciacrava. L’idioma dialettale Limma in dialetto volgare è riferito alla ruggine limma limaggiu, limagia rausia (arruginita) e può essere riferito alla colorazione particolare di alcune pietre qui presenti, contenenti del minerale di ferro, che le colora di marrone scuro, ma anche lime una storpiatura dialettale che sigunifica lume lucerna.

Qui immersi nella vegetazione, colonizzata dal pino marittimo e dalle eriche, ci sono molte testimonianze di presenza umana, in ogni epoca, dagli innumerevoli muggi de prie, cumuli di pietre, di ogni forma e dimensione, forse antichi castellari eretti in posizione dominante, al cospetto di un paesaggio mozzafiato a 360 gradi.

Altri cumuli, presenti ai lati delle poche zone prative, sono significativi di una bonifica del terreno dalla presenza di pietre per la fienagione o per pascolo, alcuni insiemi di pietre a sezione quadra erano posatoi dove chi camallava, portava dei carichi pesanti, poteva riposarsi, al cospetto di uno stupendo scenario naturale, con la vista di mare e monti.

E Prie de Limme, potrebbe essere un posto ideale, per chi studia gli insediamenti umani o le zone antropizzate, ma invece anche qui regna l’oblio e il disinteresse, su di un’altra a mio parere interessante porzione di territorio della nostra città.

Da profano quale ritengo di essere, mi incuriosiscono sempre i segni che ha lasciato l’uomo con il suo lavoro e cerco nei miei limiti, di capire il perché delle cose che vedo, chi frequentava il nostro entroterra o era in pianta stabile residente, modificava continuamente il proprio habitat a seconda delle sue esigenze, e queste trasformazioni le ha tramandate a noi con le pietre accumulate dirute, infisse, estratte.

Sbagliando direzione, ho scoperto un cerchio di pietre nei pressi di una smoggia, una zona umida, con i resti di un canale che convogliava l’acqua in qualche invaso, impossibile da ritrovare in un bosco di rovi!

Un bel panorama, fa da sfondo ad una pietra usata come affilatoio. Il termine forca in toponomastica, di solito identifica, un passaggio, una forcella, in questo caso in te Prie de Limma, potrebbe essere riferito ad un avvallamento, che in presenza di abbondanti piogge, si trasforma in un bel laghetto.

Ma questa è zona di transiti, verso valle passava un’antica via romana, altre due stra da lese, delimitano ad est e ovest il rilievo de Prie de Limma, è probabile che il termine forca possa essere riferito all’esistenza au Briccu da Furca di un patibolo, usato come deterrente per viandanti, pellegrini soldataglia ecc.

In tempi più recenti è stata edificata sul versante ovest di questa collina, a scopo votivo, la chiesetta di Cristo Re, bella testimonianza di fede al cospetto di una vista spettacolare, già da me descritta in un precedente post.

Durante il periodo bellico questa posizione sopraelevata era un buon punto di osservazione, che spaziava da Genova a Savona.

Per proteggersi da eventuali incursioni aeree, fu scavata un’ampia caverna nella roccia viva, alta e larga un paio di metri, lunga almeno una decina, un ingresso facilmente occultabile, la galleria compie una leggera curva per meglio proteggere da un eventuale attacco aereo, il rifugio era capace di contenere almeno una ventina di soldati.

Come si evince dalle foto è enorme la discarica di risulta dello scavo, un muretto in pietra, in parte diruto, proteggeva l’ingresso del rifugio, l’abitato di Varazze è ben visibile da questa postazione.

I militari che dovevano sorvegliare questa zona strategica, alloggiavano in una casermetta in pietra di cui oggi restano eretti solo i muri perimetrali.

Ai piedi di questa costruzione, la stradina che conduce al passo del Muraglione con il tubo in polietilene inserito nella ex tubazione in acciaio.

Questa condotta trasporta l’acqua intubata dalle vasche in località Cuinetti presso l’abitato delle Faje, ad una stazione di smistamento dell’acquedotto, radiocomandata, con il suo bel muro antiesondazione, in prossimità del passo Valle, dove di solito si lascia l’auto per andare verso la Madonna della Guardia.

Da questa stradina siamo al cospetto della discarica della Ramognina, visibile come una ferita, un oggetto estraneo, in un ambiente naturale.

Un sistema di smaltimento rifiuti che a partire da gennaio 2022 è stato definitivamente chiuso

Ad oggi non si conoscono le modalità di messa in sicurezza a discarica chiusa e quale utilizzo sarà fatto di questo sito.

Tutti noi siamo produttori di rifiuti di ogni genere, evidente in questo lembo di territorio è la plastica che svolazza o che portata dal vento è rimasta impigliata nella vegetazione, ma la si trova abbandonata dove fa comodo, lungo un sentiero ma anche occultata in mezzo agli scogli nei moli e scogli nel Lungomare della nostra città.

Pochi minuti di utilizzo e poi almeno 20 ma anche 50 anni perché un sacchetto o un contenitore di plastica, sparisca alla vista dall’ambiente, ma che poi, in realtà ridotta in piccole parti, resta , nell’aria che respiriamo e nell’acqua che beviamo, fagocitato in microscopiche particelle in un vegetale o da una animale di bosco o da stalla.

Una nota positiva,sono i due percorsi di mountain bike che si intersecano alle Prie de Limma, da ex cultore di questa bellissima disciplina, vorrei dare un consiglio ai giovani spesso esageratamente competitivi, prendetevi qualche pausa quando arrivate al cospetto di questi scenari! E pensate alla fortuna di essere nella nostra bella Liguria.

E poi perchè non utilizzare nelle indicazioni, i toponimi locali?

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