La prima domenica di settembre si celebra la festa del Bambin di Praga.

La Cappella del Castè
I toponimi castè, castellaro ecc. indicano la presenza in tempi remoti, sulla sommità dei nostri bricchi di posti di osservazione e di difesa.

Al cospetto di panorami di incomparabile bellezza.
Raggiunta la vetta di un monte con questo toponimo, troveremo tracce di insediamenti umani, resi evidenti dalla presenza dei soliti Muggi de Prie.
Erano i Castellari insediamenti dell’antico popolo dei Liguri.
https://www.valdivara.it/it/cultura/il-patrimonio-culturale/castellari-liguri
Terminata la loro funzione, le pietre dei Castellari sono state riutilizzate per altre costruzioni, di solito luoghi di culto, o abitazioni, ma anche posti di osservazione o di difesa militari della seconda guerra mondiale.
Si è perso così per sempre un grande patrimonio storico.

Superato l’abitato di Alpicella in direzione della Ceresa c’è la cappella, dedicata al Bambin di Praga, edificata sopra uno spuntone roccioso denominato u Castè in località Praè.
Questa cappella fu edificata da Giuseppe Damele, in memoria del figlio Francesco perito nella guerra di Libia nel 1912.

La cappella fu dedicata, al culto del Bambin di Praga a cui Giuseppe Damele, affidò la vita di altri due figli, al fronte nella prima guerra mondiale.

Ha una singolare struttura ottagonale opera di GB Ratto dell’Alpicella.

All’interno tra le foto anche quella di Francesco Damele

Molto suggestive le messe all’aperto al cospetto di un panorama eccezionale.

Il monte Greppino incombe minaccioso.

L’incendio di qualche settimana fa ha raggiunto u Castè.
Prima di lasciar questo bricco, mi siedo su una delle panche in muratura a lato della Cappella, rivolte verso l’abitato di Alpicella.
Chissà quante persone saranno state qua, durante una cerimonia, una di quelle messe all’aperto, preceduta dal suono della campanella e poi in un momento conviviale, consumando un pasto al sacco, voci, volti, risate e pianti di bimbi, uomini e donne con il vestito quello della festa, persone anziane sorrette da un bastone o dal braccio di un figlio.
Ma au Castè ci vanno anche le persone da sole, quando regna il silenzio di questi grandi spazi, per una preghiera per qualcuno o per qualcosa.
O solo come me, per contemplare questo panorama, incredibilmente immenso.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto.
In questa solitudine, mi ritrovo a pensare a quanto mi mancano le persone care, che non ci sono più e che vorrei ora accanto a me, seduti su questa panca.
Un amico che mi ha lasciato troppo presto e mio papà, portato via da una malattia.
Oggi è il 3 settembre, sarebbe stato il tuo compleanno papà, ma è da tanto tempo che non lo festeggiamo più.
Mi manchi tanto.
Ciao Gino.
