
Sono arrivato in anticipo, per ammirare i colori dell’autunno, al “Sentiero dei Faggi”
Oggi con un termine alla moda si chiama “foliage” l’escursione nei boschi, alla ricerca delle tonalità di colori, che ci riserva l’autunno.
Ancora qualche giorno, serve alla natura, per farci ammirare il fenomeno cromatico, delle molteplici varietà di colori, che assumono le foglie degli alberi di faggio e di altre specie vegetali, prima di cadere.
Ogni anno quando diminuiscono le ore solari viene meno la funzione clorofilliana e i carotenoidi presenti nelle fibre hanno il sopravvento ben evidenziato dalle tonalità rosse e gialle. ( non me lo sono inventato! l’ho letto sul web)
Questo sentiero, corre parallelo, ma ad una quota inferiore, del più famoso sentiero megalitico.
E’ in buono stato di conservazione, anche qui la testimonianza, di un lavoro faticoso, disumano, fatto da chi?
Il sentiero, ha questa sua bella particolarità, quella di decine di alberi di faggio messi tutti in fila, che lo delimitano, verso valle con un bello effetto prospettico.
Sono 53 i faggi, ne manca qualcheduno specie nella parte sommitale e altri sono atterrati, spezzati dal vento.
Alcune incisioni molto datate sulla corteccia di alcuni esemplari.
Tutti con le propaggini radicali, in bella mostra una bella peculiarità del faggio.
Lungo questo sentiero, si è immersi, in uno scenario, dove si percepisce il lavoro fatto, da una moltitudine umana e perpetrato poi da molteplici generazioni.
Con i loro manufatti probabilmente del neolitico/età del bronzo
L’opera dell’essere umano, si svela, camminando.
Ad ogni nuovo scorcio, ecco pietre fitte, muretti a secco, rocce megalitiche crollate, un probabile riparo sotto roccia.
Ma chi ha messo a dimora questi faggi?
Ci sono due diverse ipotesi, si dice che è stato messo un albero, per ogni vittima di guerra.
Ma quella più probabile è una messa a dimora dei faggi, a scopo ornamentale.
Un confine di proprietà, effettuata negli anni 30 e proseguita nel dopoguerra.
L’ albero di faggio era considerato come portafortuna e non di rado lo si trova anche a quote più basse, a far ombra alle case o a lato di una strada.
A partire dagli anni 30 del secolo scorso, migliaia di giovani esemplari di faggio, nati a seguito del taglio di un bosco secolare nei pressi del “Laiun” furono trapiantati, per rimboschimento nel versante sud del Beigua.
Altri furono usati a scopo ornamentale per abbellire giardini o per delimitare delle proprietà come è stato, il caso del Sentiero dei Faggi.
Questi alberi, hanno ben attecchito, ma i loro semi non hanno generato prole, troppo bassa la quota altimetrica per la propagazione dei faggi.
È per questo che li vediamo oggi giganteschi centenari ma senza “ricambio generazionale.”
Il Sentiero dei Faggi, si congiunge in alto, con il Sentiero Megalitico, dall’insegna oramai cadente.
Per arrivare al Sentiero dei Faggi, dalle Faje au “Culettin” si prende una strada sterrata, da effettuare con un fuoristrada, oppure con un’utilitaria di quelle “da battaglia” come la mia Panda.
Arrivati alla vista della casa rossa dei Dufour si prosegue a piedi e il sentiero, ha iniziò proprio alle spalle della casa.
Oppure dall’Alpicella da “Ceresa” per il Sentiero Megalitico, nel primo tratto pianeggiante, prendere una deviazione a destra con il contrassegno rosso +
A mio parere, questa zona con le innumerevoli testimonianze di presenza umana perse nella notte dei tempi, andrebbe maggiormente valorizzata (per non dire che non interessa a nessuno) e certamente ancora studiata.
Molte sono le cose, da scoprire e da decifrare, che si celano in questo lembo di territorio, per non fermare la conoscenza della nostra storia e naturalmente serve la divulgazione la curiosità e proporre iniziative culturali ed escursionistiche.
Un grazie per l’informative ricevute, agli amici dell’Alpicella e delle Faje:
Buschiazzo Mauro e Canepa Franco.
Buona giornata





