Quei vent’anni mai avuti.

Questo non sarà un articolo, che esalta o rimpiange l’anno di naia.

Non ce l’ho, con chi ha ricordi belli e rifarebbe il militare.

Questione di fortuna, che io non ho avuto.

A vent’anni, non ancora compiuti, sono stato precettato a fare il militare.

Persi il lavoro e la ragazza che avevo.

Con un biglietto ferroviario a 600 km, lontano da casa, io unico del nord, tra napoletani, pugliesi e siciliani, brava gente, ma non tutti.

Prima nel Piceno, poi in

una grande città, Roma.

La Cecchignola città militare sperpero di risorse pubbliche, 10.000 militari in tempo di pace perche’?

In libera uscita a comprare le Marlboro a Termini, da anziane zingare, con le stecche sotto le gonne.

A guardar le belle ragazze nere che salivano su auto blu, per allietare le serate di qualche boiardo di Stato.

Mentre i barboni erano a rovistare nella spazzatura.

Al teatro Volturno c’era il cinema con spogliarello.

Sul palco povere donne con il boa di struzzo a prendere ogni tipo di insulto

Una discoteca dalle parti di S.Giovanni, ma noi, quelli con i capelli corti, non eravamo graditi.

Prima spintoni, poi calci e pugni.

Chissa quanti autobus ho preso!

Scassati, con la puzza di fumo, strapieni e poi solo noi militari.

La periferia della capitale, quartieri dormitorio, con strade sterrate.

Cumuli di spazzatura cani randagi.

Tetti di lamiere a perdita d’occhio.

Gomme che bruciavano, dove si scaldavano le prostitute.

Le baracche a Porta Portese dove trovavi tutto ma potevi perderti per sempre.

La metro ci lasciava, in mezzo al buio dei campi, lontani dalla caserma nella nebbia di Roma.

Freddo che ti entra nelle ossa ti fa battere i denti, ma devi star fermo perché sei al Vittoriano

Poi un trasferimento più vicino a casa, ma con lo stesso tempo di percorrenza.

Altro casermone perso nel nulla.

A che cosa è servito camminare tanto, marciare e passare un’anno a far stupide cose? Stare fermi ore a far le statuine, con un dolore da morire alla schiena.

Il fango d inverno e le zanzare d’estate, Bologna la dotta con i giovani in Piazza Grande bruciati dell’eroina.

Piu facile trovare una siringa che una sigaretta.

Le braccia nere di una ragazza con lo sguardo spento.

Le femministe a caccia di militari, mai da soli sotto i portici.

La celere in piazza con l’idrante e i manganelli.

Un mio commilitone a prostituirsi alla Montagnola per soldi e per droga.

E un’altro trovato senza sensi nella latrina di un treno in stazione a Genova.

Chissa quanti treni ho preso!

Il Torino-Lecce per una licenza fino a Voghera in mezzo alle valige legate con lo spago.

I sedili nel corridoio.

Una sigaretta, la scusa per far due parole e far passare quelle ore.

Il ritorno per fare la fila della cena.

Noi soldatini inetti a tutto fummo scudi umani quando lo Stato vacillo’.

Prepotenza senza pietà, sulle reclute perchè così doveva essere, io la subii, ma non feci altrettanto.

Un’anno perso.

Io non ho mai avuto vent’anni.

Francesco Baggetti

1 commento su “Quei vent’anni mai avuti.”

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